EMERGENZE DELLA SCUOLA. DECISA LA MOBILITAZIONE
Sarà piazza della Borsa a Trieste, martedì 12 marzo, dalle 16.30 alle 18, il teatro della mobilitazione decisa dai sindacati della scuola per fronteggiare una fase straordinaria e cruciale in cui è indispensabile rilanciare con forza la valenza strategica del sistema di istruzione, rivendicando significativi investimenti per la valorizzazione delle professionalità e la stabilità del lavoro, condizioni necessarie per assicurare al Paese una scuola di qualità.
No alla regionalizzazione; rinnovo del contratto; lotta alla precarietà; situazione del personale ATA. Sono le vere emergenze individuate anche a livello locale da Flc CGIL, CISL Scuola e UIL Scuola RUA, unite sugli obiettivi comuni a difesa del sistema scolastico.
A partire da settembre, in Friuli Venezia Giulia ci saranno 451 pensionamenti. Tante sono le domande di quiescenza presentate dal personale del mondo della scuola, di cui 319 avanzate con quota 100. I pensionamenti riguarderanno tutto il personale: docente, con 354 domande, di cui 250 quota 100; Ata (91 con 64 quota 100); Irc (5) e personale educativo (1). Le quote più alte riguardano le province di Udine (199) e Pordenone (119), seguite da Trieste (70) e Gorizia (63). A questi si aggiunge la presenza di circa un migliaio di posti di personale precario.
Sono dati che preoccupano i sindacati “anche per la continuità didattica che dovrebbe essere garantita ai ragazzi e che in questo modo rischia di essere fortemente messa in discussione” rimarcano i segretari regionali di Flc CGIL Adriano Zonta, CISL Scuola Donato Lamorte e UIL Scuola RUA Ugo Previti.
Le questioni sul piatto sono molteplici. In primo luogo i progetti di regionalizzazione del sistema di istruzione, contro cui nelle scorse settimane sono scesi in campo sindacati e associazioni, di diversa ispirazione, uniti nel rivendicare la salvaguardia del carattere unitario e nazionale del sistema scolastico, come risorsa posta a garanzia del pieno esercizio dei diritti di cittadinanza indicati nella Costituzione.
C’è poi un’emergenza salariale che si trascina da tempo. I trattamenti economici sono inadeguati a riconoscere l’importanza e il valore del lavoro nei settori della conoscenza. Si determina così una situazione che vede il nostro Paese in pesante svantaggio rispetto alla media delle retribuzioni europee, come attestato più volte da indagini e ricerche internazionali. Le scelte fatte con la legge di stabilità per il 2019 negano ad oggi la possibilità di compiere, col rinnovo del contratto, un passo significativo in direzione di un riallineamento retributivo alla media europea. Vengono così smentiti ancora una volta impegni e promesse, che non hanno alcuna credibilità se non trovano riscontro in precise e concrete scelte di investimento.
Continua e si aggrava l’emergenza precariato. Il ricorso ai contratti di lavoro a tempo determinato non si è affatto ridotto negli ultimi anni, nonostante ripetuti interventi legislativi in materia di reclutamento. Occorrono soluzioni che consentano da subito la stabilizzazione dei rapporti precari sia nell’area del personale docente che del personale ATA. Non è in gioco solo il diritto al lavoro di tante persone, è la stessa regolarità del servizio che rischia ogni anno di essere compromessa.
Un’altra emergenza riguarda il personale ATA, costretto a carichi di lavoro crescenti e sempre più gravosi, con organici inadeguati e ricorso abnorme, anche in questo settore, a contratti a termine. Pesano norme che ostacolano o impediscono la sostituzione del personale quando si assenta, si accumulano sugli uffici di segreterie incombenze di ogni genere, spesso senza adeguato supporto in termini di strumentazione.
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